KIHON, KATA E KUMITE
l Kihon.
Il Kihon, nel karate, è l’insieme delle tecniche fondamentali. In italiano potremmo tradurlo con le parole “basilare” o “rudimenti”. La parola kihon è composta da due sezioni: Ki (fondamenta o radici) e Hon (base). Visualizzando gli ideogrammi delle due sezioni si nota che Ki è formato da due parti, una che simboleggia la terra e l’altra rappresenta l’inizio; Hon, invece, mostra un albero le cui radici sono rivolte verso il basso. La parola Kihon ha dunque il significato della necessità di porre delle solide fondamenta, delle profonde radici per poter costruire qualche cosa di duraturo.
Come in qualsiasi altra disciplina, anche nel karate, senza una perfetta padronanza degli esercizi di base, non è possibile progredire e raggiungere notevoli livelli di pratica.
Le basi del karate, i primi esercizi insegnati all’allievo, portano a imparare il corretto uso del proprio corpo, sia esso in movimento o statico. Il Kihon, quindi, è la forma di allenamento base, di parata o di attacco, su cui si basa il Karate. Nella pratica del kihon si impara a migliorare la propria resistenza e a ottenere una maggiore rapidità nell’esecuzione; aiuta anche a rafforzare lo spirito combattivo e l’allievo apprende come gestire le “armi” del nostro corpo.
Un elemento importante del Karate è il Kime.
Il kime, nella pratica del Karate, può essere definito come “focalizzazione della massima potenza esplosiva del colpo” in un punto stabilito. Lo studio e la corretta comprensione di ogni singola tecnica, da parte dell’allievo, dovranno trovare quindi il loro naturale coronamento nello sviluppo del kime, conferendo ad ogni attacco e ad ogni parata la massima incisività, potenza e pulizia.
Nessun praticante di Karate, dunque, può aspirare a progredire verso i gradi superiori della disciplina se non è in grado di applicare un buon kime durante l’esecuzione delle tecniche. Lo stesso principio si applica, a maggior ragione, nelle manifestazioni agonistiche, nelle quali il kime è uno degli elementi fondamentali di valutazione dell’atleta.
I Kata.
Il Kata è un combattimento contro più avversari immaginari. Si tratta di una serie di movimenti codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento, in modo da evidenziarne i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali (spazio, tempo e velocità). I Kata possono essere visti come delle tecniche marziali prestabilite, per la maggior parte, nelle otto direzioni dello spazio. Il kata non viene considerato come un combattimento simbolico eseguito a vuoto, ma come un combattimento contro uno o più avversari.
Kata Bunkai.
Significa letteralmente “kata smontato”, cioè applicato. Mentre i kata vengono svolti con un avversario (o più) immaginario, il kata Bunkai viene svolto con avversario (o più) vero, pertanto si ha bisogno di un partner. Il termine Bunkai (分解) è utilizzato nelle arti marziali giapponesi per indicare la spiegazione testuale e palese di un gesto simbolico contenuto in un esercizio formale (kata). I bunkai sono normalmente eseguiti nel dojo o in esami per passaggi di grado, nello specifico per esami inerenti ai passaggi da secondo dan o superiori, con un partner o un gruppo di partner che danno una dimostrazione del significato delle tecniche eseguite in un Kata oppure mettono in pratica un attacco predefinito cui occorre rispondere con un determinato kata. In questo modo l’allievo comprende i vari movimenti di cui è composto il kata e migliora la propria tecnica imparando a valutare i tempi, aggiustare le distanze e adattare la tecnica alle dimensioni dell’avversario.
Il Kumite.
Il Kumite è l’applicazione dei Kihon (o tecniche fondamentali) attraverso il confronto con un avversario. Una delle regole più importanti di questa applicazione è l’autocontrollo. Senza autocontrollo non è possibile combattere in modo sicuro, in quanto ci si potrebbe infortunare anche in modo grave L’obiettivo, invece, è quello di sprigionare la massima energia, rapidità e forza nell’attacco, in modo da renderlo il più reale possibile ma con il massimo controllo, soprattutto a livello del viso. Ai praticanti più avanzati si permette infatti un contatto a livello del tronco, Allo stesso modo, chi difende, deve essere il più veloce e scattante possibile per parare, evitare i colpi, rientrare a sua volta con tecniche di attacco e rimettersi nella posizione che garantisca una difesa impeccabile.
Il Kumite si divide per i seguenti livelli. Nei primi quattro le tecniche sono dichiarate:
Gohon Kumite: l’attaccante fa 5 attacchi, ognuno con il passo avanti.
Sanbon Kumite: l’attaccante fa solo 3 attacchi con il passo avanti.
Kihon Ippon Kumite: l’attaccante fa un solo attacco con un solo spostamento in avanti.
Jiyu Ippon Kumite: uguale a quello precedente ma in movimento
Jiyu Kumite: gli avversari combattono senza dichiarare le tecniche (Kumite libero).